Febbraio 12, 2022

Quando una scadenza si avvicina ed il tempo stringe, le ragioni per cui ci muoviamo si fanno più impellenti, le richiamiamo alla mente: perché restare svegli fino all’una – e spesso anche dopo – solo per finire un progetto? E quando poi non si tratta più di un esame o una consegna, bensì di lavoro? “Lavoro per vivere o vivo per lavorare?” Studio in un’accademia di moda e, nel mio ambito, le scadenze sono importanti: il giorno della sfilata non puoi arrivare, uscire sulla passerella e salutare gli ospiti scusandoti per non aver finito il vestito perché ti sei addormentato. “Lavoro per vivere o vivo per lavorare?” Una domanda stringente: tra l’altro, anche di più quando il tempo è poco e ti interessa, ti importa, ciò che stai facendo.

 La stessa domanda di Alexander Mcqueen (NdR, stilista): “E’ solo che in questi giorni lavoro così tanto, e a volte mi siedo e mi chiedo perché lo sto facendo, anche perché non sono mai stato uno di quelli che cercano la fama o l’adulazione”. Perché lo sto facendo? Sarò abbastanza bravo davanti alla fatica dello studio o alla fatica di fare cose e sbagliare, e non sapere se il tempo basterà? Nulla resta, se non la domanda “perché”. Perché mi ritrovo qui a studiare o a cucire ciò che sto cucendo? E davanti alla fatica non valgono più le scuse o le idee che ci siamo costruiti. 

Tuttavia, perché anche davanti al mio progetto incompleto, il giorno dell’esame non ho minimamente ansia? Perché, per quanto ami quello che studio, io non sono una sarta: non solo. Non sono il mio lavoro. Perché lo sto facendo? Per chi lo sto facendo? Azzedine Alaïa, designer degli anni 90, parlando dei suoi lavori diceva: “per la sartoria, faccio i fitting con le clienti. Per me è vitale spendere del tempo con queste donne. Se non spendo tempo con loro non le comprendo, e allora non ci sarebbe motivo per me di lavorare per loro”. I suoi vestiti non avevamo altro scopo che far sentire le donne, chi li indossava, non solo belle, ma ancora più se stessi. Il cuore del suo lavoro non doveva essere lui, quanto fosse bravo o quanto fosse bello il suo vestito, ma quanto la donna che lo portava poteva sentirsi abbracciata nell’essere, in chi era davvero. Tante volte le scadenze, il voto, il risultato stringono e distraggono dal vero centro del lavoro: perché? Per chi? 

Obiettivo Studenti Firenze

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