Marzo 5, 2022

Il 31 gennaio scorso si è conclusa la mostra “Shine” di Jeff Koons a Palazzo Strozzi, che ha avuto il record di 170 mila visitatori e che sono andato a visitare con alcuni amici. 

Perché “Shine”? Il desiderio dei curatori Arturo Galansino e Joaquim Pisarro era quello di presentare l’opera di Jeff Koons, uno degli artisti viventi più famosi e più quotati al mondo, attraverso i lavori che sono caratterizzati da una qualità particolare, ovvero la lucentezza.

Davanti alle opere esposte ci siamo accorti di due aspetti caratteristici del fare dell’artista. Innanzitutto, egli lavora principalmente sui palloncini: oggetto apprezzato per il suo antropomorfismo non tanto formale, quanto concettuale. Il palloncino, infatti, proprio come l’uomo, per vivere necessità di aria. Se non è gonfiato il palloncino non è, non ha forma. Perché viva, perché possa assumere a pieno il suo significato, ha bisogno di qualcuno che lo plasmi attraverso l’aria: di qui, l’idea dell’uomo che si fa creatore del palloncino.

Altro particolare sorprendente dell’opera di Jeff Koons è che questi palloncini, plasmati dallo stesso soffio vitale che dà vita all’uomo, sono in acciaio inossidabile. Questo materiale fa sì che siano caratterizzati dalla superficie splendente che vediamo: il visitatore, specchiandosi, si accorge di essere, si accorge di sé e della realtà che gli sta attorno. Attraverso l’arte ti accorgi dunque che ci sei. 

L’opera senza la tua presenza non si compirebbe, la potenza delle creazioni dell’artista americano deriva proprio dal tuo esserci: c’è uno scambio reciproco tra te e la scultura. È un’arte che nasce da un’esperienza soggettiva dell’artista che si afferma e che si accetta e accettandosi abbraccia tutta la realtà e il mondo, ma è anche un’arte oggettiva in quanto non esprime l’io di chi l’ha creata, ma si offre al pubblico così come è, cercando di farti accorgere del mondo esterno, facendoti arrivare a qualcosa di più che non sei solo tu.

È un io quello che presenta Jeff Koons nelle sue opere non introspettivo, ma che esplode attraverso la sua arte ed entra nella realtà. Oltretutto non sei solo tu a specchiarti, ma anche tutto ciò che è attorno a te: questo ti fa sentire parte di qualcosa, di una comunità

Infine, lo specchiarsi tuo e di quello che ti circonda accade in un’opera, tu e la realtà vi specchiate in una cosa, nell’arte, in una forma che ti fa prendere coscienza di quello che sei e di quello che è presente attorno a te.

Il direttore di Palazzo Strozzi, Arturo Galansino, ha compreso la spiritualità che si cela dietro l’arte apparentemente ludica di Jeff Koons, invitando all’inaugurazione della mostra diversi religiosi di varie culture. Tra loro c’era anche Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo, che così si è espresso riguardo le opere dell’artista: “In un mondo in cui ci si emargina è bello trovare qualcuno che, attraverso la bellezza che crei, mi inviti a guardare il mondo come immerso nella rugiada mattutina toccata dai raggi di sole. Tu a me comunichi questa lucentezza condivisa che riafferma il mio senso di umanità.”

Obiettivo Studenti Firenze

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